Ti è mai successo di non sentirti più a casa, nella tua casa?
Di guardarti intorno e avere la sensazione che tutto sia al suo posto… tranne te?
È una sensazione più comune di quanto immagini.
La vita cambia, cambiano le abitudini, cambiano i bisogni.
Ma la casa – che dovrebbe adattarsi con noi – resta spesso ancorata a un’idea passata.
E così, invece di proteggerci, comincia a pesarci.
Questo articolo nasce da una lettura che accarezza questo tema con grande delicatezza.
Il tempo di tornare a casa, di Matteo Bussola, è un libro che non parla di arredamento… ma parla di casa.
O meglio: parla di cosa significa tornare a sé, e di quanto la casa possa essere parte di questo ritorno.
Quando il problema non è la casa, ma il disallineamento
Nel mio lavoro sento spesso frasi come:
“Ho arredato tutto con cura, ma qualcosa mi disturba.”
“La casa è bella, ma non la sento mia.”
“Non so da dove partire, ho paura di sbagliare di nuovo.”
Queste parole non parlano di estetica.
Parlano di una mancanza di connessione tra lo spazio e la persona.
Ed è lì che inizia il lavoro più importante: aiutarti a ricucire questo legame.
Non imponendo soluzioni, ma accompagnandoti con consapevolezza, a riconoscere cosa oggi ti rappresenta davvero.
Quattro frasi dal libro che parlano anche della tua casa
Le case raccontate da Bussola non sono sempre descritte nei dettagli:
a volte sono appena accennate, quasi sfiorate.
Ma chi legge ne sente comunque l’anima.
Luci accese nella notte, silenzi che parlano, stanze in cui si resta — anche solo per un momento — in ascolto. È da questa delicatezza che ho scelto quattro frasi del libro che, secondo me, parlano anche della tua casa.
1. “Tornare a casa non è sempre un luogo. A volte è un tempo. Altre volte, una persona.” M.B.
Mi ha fatto riflettere su una cosa che ripeto spesso:
non si progetta partendo dalla planimetria, ma dalla tua vita.
Una casa armoniosa nasce dal tuo ritmo, dalle tue relazioni, dal tempo che desideri.
2. “Esistono case in cui tutto sembra nuovo, eppure si respira un’aria antica, come se la vita ci fosse passata prima di te.” M.B.
Gli spazi parlano. Alcuni accolgono, altri respingono.
Nel mio lavoro cerco sempre di dare voce a ciò che già c’è:
alle emozioni, alle storie, alla tua identità.
Perché una casa che ti cura… è una casa che ti conosce.
3. “Non bisogna per forza andare lontano per cambiare. A volte basta spostare un tavolo.” M.B.
Ecco il cuore del metodo Plissé: non servono rivoluzioni, ma movimenti calibrati.
Un nuovo assetto. Una luce diversa. Una selezione di elementi che si armonizzano tra loro.
È così che una casa si trasforma, seguendo te.
4. “Ogni persona dovrebbe avere almeno un luogo in cui può abbassare la guardia.” M.B.
Per me questa è la definizione più bella di casa coccola per l’anima.
Un luogo in cui puoi semplicemente essere.
Dove non devi sistemare nulla per meritarti un po’ di pace.
Dalla consapevolezza alla soluzione: la casa che ti assomiglia
Il tempo di tornare a casa non ti insegna a progettare. Ma ti invita ad ascoltarti. E quando cominci a farlo, scopri che anche il tuo modo di abitare può cambiare.
Ed è da questo ascolto che nasce il mio metodo Plissé:
sono Beatrice Cha, un architetto che crede che la casa possa essere una coccola per l’anima. Cosi leggendo le pagine del libro ho immaginato di ascoltarlo con il mio metodo ed e’ stato molto stimolante.
Come leggere “Il tempo di tornare a casa” con il metodo Plisse’
Perché un libro, come una casa, è un’emozione da abitare Ci sono libri che non si leggono solo con gli occhi, ma con la pelle.
Come certe stanze che ci fanno sentire subito a casa, anche quando non ne conosciamo ancora la forma.
Il tempo di tornare a casa è uno di quei libri: fatto di frammenti, attese, incontri e piccoli ritorni.
Leggerlo con il metodo Plissé significa osservarlo come si osserva uno spazio da progettare:
non per cambiarlo, ma per ascoltarlo.
Perché ogni storia, come ogni casa, custodisce emozioni che possono diventare soluzioni.
– P come Percezione
«C’è una donna che non deve partire, eppure resta seduta lì, le borse della spesa ai piedi.» M.B.
Nella stazione affollata, una donna resta immobile con le borse ai piedi.
Non parte, eppure è lì.
Un’immagine che parla di disagio, di attesa, di vita che preme.
Proprio come quando percepisci che la tua casa non ti rappresenta più, ma non sai ancora cosa cambiare.
– L come Lettura
«C’è un marito che vede un enorme coniglio accanto a sua moglie ogni volta che la guarda.» M.B.
Il coniglio è una proiezione, una figura che distorce la realtà. Come quando non riesci più a vedere chiaramente il tuo spazio, perché è carico di simboli che non senti più tuoi.
La lettura è il momento in cui riconosci i segnali e cominci a interpretarli.
– I come Ideazione
«C’è un uomo che sta per separarsi dalla donna della sua vita.» M.B.
Un momento di crisi può aprire anche possibilità. La separazione, nella sua dolorosa verità, è anche il momento in cui si immaginano nuovi inizi.
L’ideazione è proprio questo: vedere oltre il momento, per progettare un cambiamento.
– S come Sviluppo
«C’è un padre che ha smarrito il figlio.» M.B.
Lo smarrimento fa crollare le certezze. E obbliga a ridefinire ruoli, tempi, spazi.
Nel metodo Plissé, lo sviluppo è la fase in cui si traduce l’intuizione in azione, anche partendo da ciò che sembra perduto.
– S come Soluzioni
«C’è una ragazza che riceve messaggi inattesi.» M.B.
Gli imprevisti, a volte, aprono strade nuove.
Come quando un oggetto fuori posto fa nascere una nuova disposizione.
La soluzione non è mai rigida, ma flessibile, pronta ad accogliere l’inaspettato.
– E come Emozioni
«L’amore ha sempre, sempre a che fare con qualcuno in grado di riportarti a casa.» M.B.
Alla fine di ogni percorso, ciò che conta è tornare.
A sé, a un gesto, a uno sguardo che fa sentire a casa.
Nel metodo Plissé, questa è la fase più delicata:
quella in cui si riconoscono le emozioni vere e si dà loro uno spazio concreto da abitare.
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Se anche tu ami le case, le parole e se affascinata da quelle pieghe che danno forma alle emozioni che viviamo ogni giorno.
Ti aspetto nel mio podcast Architetto che non ti aspetti,
dove racconto storie, spazi e riflessioni per trasformare la tua casa in un luogo che ti faccia sorridere ogni giorno.
ASCOLTA QUI il podcast “Architetto che non ti aspetti”
Io sono Beatrice Cha, architetto che ha ideato il metodo Plissé:
un approccio che parte da ciò che vivi ogni giorno
per creare spazi autentici, armoniosi e su misura per te.
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✍️ Un articolo scritto con cura da
Beatrice Cha – Architetto che non ti aspetti
progetto case coccola per l’anima